Come scegliere il microfono giusto per lo studio e il broadcast?
Come scegliere il microfono giusto per lo studio e il broadcast?
Una nuova serie di tre appuntamenti dedicata alla scelta del microfono giusto. Vi guideremo attraverso tipologie e modelli e faremo una disamina critica in base all'applicazione mantenendo il solito taglio semplice e soprattutto pratico. In questa prima puntata ci occupiamo di microfoni da studio e broadcast.
Ecco un altro tema che è molto caro a chi si occupa di audio: la scelta del microfono, per qualcuno quasi una religione. Come muoversi nella scelta del microfono? Quali modelli sono più indicati per la registrazione della voce, della chitarra o degli strumenti acustici in genere? Ed ancora, quanto budget dovrei allocare per un microfono professionale?
Prima di rispondere a queste domande occorre fare una panoramica sui microfoni che, nel nostro caso, partirà da una macro distinzione che viene fatta in base al contesto di utilizzo, piuttosto che sulla tipologia di microfono. Già, ci piace essere originali!
A ben vedere, oltre alla manualistica classica, la rete è piena di articoli che trattano negli aspetti tecnici la tipologia di microfoni e che in questo articolo ci limiteremo a nominare fornendovi alcuni link interessanti.
La classificazione viene fatta spesso a seconda della tecnologia adottata, Condensatori, Dinamici, Valvolari e a Nastro o a seconda del diagramma polare, Cardioide, Ipercardiode, Omni, Figura 8 e Shotgun.
A questo punto, data per scontata una certa preparazione di base sul tema affrontiamo la cosa dal punto di vista pratico!
Abbiamo quindi individuato due macro categoria anche se, come vedremo in seguito, alcuni modelli potranno benissimo essere adoperati con successo in entrambi i casi.
Le due situazioni differiscono principalmente per l’”environment” in cui vengono utilizzati i microfoni, da una parte un ambiente ideale e creato appositamente per la ripresa microfonica, come lo studio di registrazione, e dall’altra, la dimensione live che, molto spesso, non gode dei vantaggi di una sala insonorizzata e la comodità che, per contro, offre uno studio di registrazione.
Il broadcast è una situazione che sta nel mezzo, ma almeno per come lo intendiamo in questo articolo, rimane comunque un luogo molto più vicino ad uno studio di registrazione.
Quindi, data per scontata un po’ di sana teoria passiamo adesso alla pratica.
Qualche regola sempre valida…
Nel campo dell’audio e dalla fisica acustica in generale valgono sempre e comunque alcune regole di base che sono dettate dalla fisica acustica.
Un esempio classico è riferito agli altoparlanti. Tutti sappiamo che esistono tweeter e woofer e che un woofer da 18’ sarà idoneo a riprodurre frequenze basse ma molto difficilmente uscirà a riprodurre sequenze alte, e viceversa. L’esempio è banale ma chiarisce come le leggi fisiche impongono in un certo senso dei limiti. Nei microfoni accadono situazioni simili e un elemento meccanico determinante nel funzionamento degli stessi è il diaframma o membrana che è quell’elemento che muovendosi grazie alla pressione acustica impattante, produce un segnale elettrico...
Diaframma e massa
La membrana - anche chiamata diaframma - può essere più o meno grande e più o meno più pensate e, per queste sue caratteristiche, più adatta a certi strumenti o certi contesti.
Di base una membrana più pensate è in grado di produrre abbastanza voltaggio per generare un suono ed è questa la caratteristica dei microfoni dinamici, mentre una membrana più sottile e leggera non ha abbastanza massa per generare un segnale sufficiente e hanno quindi bisogno di una corrente apposita (Phantom Power) per amplificare il segnale.
Ecco infatti che ci troviamo di fronte alla prima grande differenziazione, tra microfoni passivi (o dinamici) e attivi (o condensatore).
Ad ogni modo la forma e le dimensioni di questo diaframma definiscono in gran parte l’attitudine del microfono a riprendere suoni.
Sempre per approssimazione si sappia che una membrana leggera e piccola è di solito più sensibile e reattiva ed in grado di catturare con definizione e cura lo spettro delle frequenze, soprattutto le frequenze alte che hanno una lunghezza d’onda minore e meno forza di impatto.
Una membrana più pesante e grande, per contro, avrà una minor velocità ed accuratezza sui frangenti ma saprà sopportare molto meglio pressioni acustiche importanti e avrà una resistenza meccanica ed all’utilizzo certamente maggiori….
Lo studio di registrazione: un ambiente ideale…
Cosa differenzia uno studio di registrazione rispetto ad una location per un concerto live? La prima evidenza è che sostanzialmente lo studio di registrazione, sia esso home studio o uno studio più attrezzato, è un ambiente chiuso, al riparo da intemperie e umidità (si spera) e pensato e realizzato per fare registrazioni e, nella migliore delle ipotesi, trattato acusticamente.
Si tratta di un ambiente ideale ed in questo scenario è quindi più facile utilizzare un più ampio spettro di modelli di microfoni, alcuni anche intrinsecamente più delicati e difficilmente utilizzabile dal vivo.
In studio ogni strumento può essere suonano singolarmente e editato con cura, mentre dal vivo la ripresa avviene di tutta la band in contemporanea e questo genera inevitabilmente interazioni e rientri nei microfoni a distanza relativa.
In studio, quando possibile, si può avere anche il “lusso” di piazzare più microfoni per uno stesso strumento, così da andare a scegliere le combinazioni migliori e ricercare il giusto balance per un suono ottimale.
In live vige spesso la regola “less in better”. (la ripresa microfonica verrà ripresa nel terzo ed ultimo appuntamenti).
Quali microfoni da studio?
La premessa è che in uno studio di registrazione, piuttosto che in una situazione live dove il materiale rischia di essere maneggiato, per ovvi motivi, con meno cura, si può usare qualsiasi tipologia e modello.
D’altra parte ancora una volta si deve fare i conti col solito vecchio amico/nemico: il budget. Ed ancora una volta vogliamo cercare di essere obbiettivi e realisti e quindi faremo una piccola cernita in base a quanti microfoni vorremo tenere.
Se il microfono è uno e serve per fare un po’ tutto la scelta è praticamente obbligata, un bel condensatore all round capace di riprendere con la giusta efficacia strumenti acustici e voci. Sul mercato ci sono modelli non necessariamente di marche conosciute che possono regalare soddisfazioni incredibili; è uno di quei casi dove la ricerca può dare i sui frutti. Ad ogni modo stando sui 300/400 euro si può portare a casa un buon microfono, magari con pattern assegnabili, il che significa poter stringere ed allargare l’angolo di ripresa, filtro cut off e shock mount, un accessorio tutt’altro che inutile. Un chiaro esempio è il microfono Lewit LTC60 dove è ben visibile e di immediato utilizzo la possibilità di scelta dei pattern nel comodo pannello anteriore.
Se invece decidiamo per un secondo microfono ci troviamo di fronte ad un bivio: prendere un altro condensatore identico e (spesso si trovano già in confezione matched così che il suono siano il più simile possibile) oppure optare per un classico dinamico, meno sensibile e forse “raffinato” ma spesso più adatto a riprendere strumenti percussivi ed in generale strumenti acustici ed elettrici con una grande emissione (un rullante, una tromba, un cabinet per chitarra…).
Con 50-70 euro si possono già prendere dei microfoni dinamici super affidabili e assolutamente performanti con i quali difficilmente si sbaglia. Ma attenzione, anche in questo senso non fatevi ammaliare dalle marche, non scandalizzatevi se vi diciamo che molti modelli, all'interno, sono molto simili tra di loro, se non uguali…
Bene, non vi bastano due o tre microfoni? Volete fare riprese complete di batterie ed avere qualche alternativa meno “convenzionale” per ottenere sonorità e sfumature più ricercate? Allora potrete optare per un set microfonico per la ripresa della batteria, ne esistono moltissimi modelli da tutti i prezzi, rivolgervi a qualche modello valvolare, per suoni più caldi e vellutati, oppure agli splendidi microfoni a nastro, bellissimi nelle riprese delle frequenze medio alte proprio per la loro caratteristica di avere una bobina molto sensibile e precisa fatta appunto come un nastro.
Pronti per la scelta?
Il mondo dei microfoni è croce e delizia di ogni appassionato di musica.
Pensandoci bene è proprio il microfono il primo anello di congiunzione tra il nostro strumento (compresa la voce) e tutto il resto della catena del segnale. Proprio per questo un microfono si sceglie, pensate un po’, provandolo. Soprattutto se lo si userà sostanzialmente per la voce ci dobbiamo ritrovare il nostro sound, la nostra impronta e trovarci a nostro agio, sarà lui il primo giudice insindacabile della nostra performance... Ricordate che in fase di editing e mixing si può fare molto, ma difficilmente potremo stravolgere un suono che di base non ci piace.
Bene, in questo articolo abbiamo affrontato la questione da un'angolazione diversa, evitando per scelta di fare la solita disquisizione pseudo-filosofiche sulle tipologie di microfoni, diagrammi polari e tutto il resto (potete trovare già molto nei link che abbiamo inserito nel testo) ma ci siamo invece concentrati sul dare consigli e dritte certe, pratiche utili.
Bene, siamo alla domanda cruciale: in ultima analisi come scegliere un microfono per home recording? Quali caratteristiche dovremmo chiedere, ammesso che ne dobbiamo scegliere uno solo?
● tipologia a condensatore
● versatilità (possibilità di scegliere diagrammi polari)
● alta resistenza ai transienti
La tipologia a condensatore è certamente la più indicata per il primo ed unico microfono, soprattutto perché in grado di effettuare molte tipologie di ripresa, a maggior ragione se con diagramma polare assegnabile.
Allo stesso modo anche un microfono che sopporti bene i transienti importante, magari a scapito (non necessariamente) alla sensibilità della membrana stessa. Però, fatto 30 si può fare 31, quindi con una settantina di euro in più non è una cattiva idea affiancarsi anche un robusto microfono dinamico!
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